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L’archivio storico digitale delle istituzioni culturali. Da tesoro sepolto a patrimonio condiviso.

La memoria artistica di teatri, festival e fondazioni merita di essere vissuta, valorizzata e protetta.

Quante storie preziose hai già raccontato... ma nessuno le trova?

Ogni stagione artistica lascia una traccia.  

Ogni spettacolo, ogni mostra, ogni iniziativa culturale produce contenuti che raccontano la tua identità.  

Ma dove finiscono queste storie?  

Spesso, negli angoli remoti di siti secondari, su piattaforme scollegate tra loro, o peggio… in pagine non più aggiornate, difficili da raggiungere, frammentate nel tempo e nello spazio.

La realtà è questa: la maggior parte dei teatri, fondazioni, festival e musei ha già un archivio digitale. Ma è disperso. E quindi quasi invisibile.  

E ciò che è invisibile, nel digitale, è come se non esistesse. Non crea valore.

L’errore più comune: separare l’archivio dal sito istituzionale

Un archivio storico digitale non è un “contenitore secondario” da nascondere in una sottosezione o, peggio ancora, da collocare in un sito esterno.

Quando la memoria artistica della tua istituzione è separata dal tuo sito principale:

  • l’identità culturale si indebolisce
  • la coerenza narrativa si perde  
  • il pubblico fatica a ricostruire il valore della tua storia  

Eppure, oggi l’archivio è una risorsa strategica, non solo per gli studiosi, ma per il pubblico più appassionato, per i giornalisti, per i sostenitori, per gli stessi artisti e per le compagnie.

Un archivio ben strutturato è un acceleratore di engagement

Non serve reinventare nulla: il tuo patrimonio esiste già.  

Quello che manca, spesso, è un  ambiente digitale che lo valorizzi davvero.

Un archivio ben progettato può:

  • guidare il pubblico in un viaggio nella tua storia, rafforzando la relazione con il tuo brand culturale
  • aumentare il valore percepito della tua proposta artistica
  • facilitare il lavoro di stampa e comunicazione, offrendo contenuti consultabili, scaricabili, sempre aggiornati  
  • ispirare nuove progettualità, aiutando direzioni artistiche, curatori e organizzatori a costruire continuità nel tempo

Non è solo questione di “recuperare il passato”. È dare profondità al presente e autorevolezza al futuro.

Un archivio digitale ben organizzato non serve solo a “conservare”, ma a coinvolgere.  

Cosa significa valorizzare davvero un archivio digitale?

Valorizzare un archivio digitale significa renderlo accessibile, navigabile, integrato nel tuo sito istituzionale. Significa creare un ecosistema coerente, dove la tua identità artistica e la tua storia convivono nella stessa dimora digitale.

Ecco alcuni suggerimenti pratici:

Usa filtri e percorsi tematici - consenti agli utenti di esplorare gli archivi per anno, artista, genere, tipologia di evento.  

Integra media coinvolgenti -video, audio, gallerie fotografiche, interviste e press kit danno vita ai contenuti storici.  

Collega l’archivio alla programmazione attuale - mostra il legame tra passato e presente.  

Proteggi l’accesso alle aree riservate -dai valore ai tuoi sostenitori offrendo sezioni premium o contenuti esclusivi.  

Misura l’interesse - traccia le pagine più visitate per capire cosa appassiona di più il tuo pubblico.

Portiamo ordine dove c’è dispersione

In Miramedia ci occupiamo di riorganizzare e valorizzare gli archivi digitali già esistenti.  

Costruiamo ambienti digitali intelligenti, dove l’archivio diventa parte integrante dell’identità online dell’istituzione.

Come ci riusciamo?

Grazie a Webflow, piattaforma no-code potente e flessibile, progettiamo siti web dove l’archivio non è un’area isolata, ma una sezione viva e integrata nella comunicazione del brand.  

Costruiamo ambienti navigabili per edizioni, anni, artisti, categorie, pensati per offrire un'esperienza fluida e intuitiva. Gli archivi possono essere collegati a CRM, includere aree riservate per stampa, sponsor o abbonati, e raccogliere dati utili a capire quali contenuti interessano di più al fine di orientare le scelte comunicative future.

Con Webflow, ogni contenuto in archivio diventa parte di un racconto coerente e personalizzato, che valorizza la tua storia e rafforza la relazione con il pubblico.

Lo abbiamo fatto, ad esempio, con il sito del Festival dei Due Mondi di Spoleto, dove oltre dieci anni di materiali digitali sono stati raccolti in un’unica piattaforma, facilmente navigabile, accessibile e aggiornata. Il risultato? Un archivio vivo, dinamico, consultabile da chiunque, ovunque.

Un risultato che ha generato  maggiore engagement, autorevolezza e continuità narrativa tra passato, presente e futuro.

Archivio digitale sotto attacco? Con Webflow, la memoria è al sicuro

Negli ultimi anni, attacchi hacker, ransomware e perdite di dati hanno colpito numerose istituzioni culturali, causando danni irreparabili al patrimonio conservato online.

E spesso, dietro a questi incidenti, si nascondono infrastrutture di siti poco sicure, basate su sistemi aperti, plugin non aggiornati o server condivisi.

È qui che entra in gioco la differenza tra un CMS tradizionale e una piattaforma come Webflow, progettata per offrire sicurezza avanzata a livello nativo.  

Webflow, protegge il tuo patrimonio con una infrastruttura cloud avanzata, una crittografia di livello enterprise, backup automatici e sistemi di difesa proattiva contro gli attacchi informatici.

Nessun plugin da aggiornare, nessuna vulnerabilità da rincorrere: solo stabilità, controllo e continuità.

Perché custodire la memoria significa anche prendersene cura nel tempo, con strumenti all’altezza del suo valore.

Significa creare uno spazio digitale dove ogni contenuto è al sicuro, ogni traccia del passato è accessibile, ogni storia può ancora ispirare.  

Non si tratta solo di una questione IT. Garantire la sicurezza dell’archivio digitale significa proteggere il lavoro degli artisti, la memoria delle stagioni passate, la credibilità verso il pubblico e gli stakeholder.  

Un archivio non è solo un insieme di file e video : è ciò che resta, quando tutto il resto passa. E perderlo non è un rischio tecnico, è una perdita culturale.

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