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Content marketing: le metriche non mentono (ma nemmeno dicono la verità)

La trappola dei numeri perfetti

Lascia che ti racconti una cosa che probabilmente ti è già successa: hai appena scaricato un ebook promettente, dopo aver compilato un modulo infinito.

Il design fa pena, il contenuto è superficiale, e ti senti come se qualcuno ti avesse appena rubato 5 minuti di vita che non riavrai mai più.

Indovina? Probabilmente quel contenuto è considerato un "successo" da qualche parte, in qualche dashboard di analytics.

I numeri dicono che centinaia di persone hanno scaricato quell'ebook. Le metriche mostrano un tasso di conversione "eccezionale". Ma nessuno sta misurando la delusione, la frustrazione e la perdita di fiducia nel brand che quel contenuto scadente ha generato.

È come se stessimo misurando il successo di un ristorante contando quante persone entrano dalla porta, ignorando completamente quante ne escono giurando di non tornare mai più.

Ma puoi dimostrarlo con i dati?

È la domanda che mi perseguita ogni volta che cerco di difendere la qualità di un contenuto. La risposta? No, non sempre posso dimostrarlo con freddi numeri.

E sai cosa? Va bene così.

Come content creator, ho imparato a fidarmi di qualcosa di più potente delle metriche: l'intuito e la risposta emotiva delle persone.

È quella sensazione che hai quando leggi qualcosa di veramente buono: sai che è valido non perché un algoritmo te lo dice, ma perché lo senti nelle ossa.

È come quando ascolti una canzone che ti fa venire i brividi e non hai bisogno delle statistiche di streaming per sapere che è straordinaria.

La metrica che nessuno misura: l’impatto emotivo

Quando qualcuno si prende il tempo di scrivere un commento pertinente, quando condivide il tuo contenuto aggiungendo il proprio punto di vista, quando ti scrive un'email per dirti quanto il tuo articolo abbia toccato un punto sensibile, quello è il vero ROI del content marketing.

Non è qualcosa che puoi mettere facilmente in un grafico a torta. E va bene così. Perché questi momenti di connessione autentica valgono più di mille clic superficiali.

Ho visto contenuti con "solo" 100 visualizzazioni generare tre nuovi clienti perché hanno risolto un problema reale in modo onesto e approfondito.

E ho visto contenuti virali con migliaia di condivisioni non produrre assolutamente nulla se non un momentaneo picco di vanità nelle analytics.

Perché sto creando tutto questo rumore?

Mi sono chiesta spesso: perché continuiamo a produrre contenuti che nessuno vuole davvero leggere?

La risposta è scomoda: perché è più facile giustificare la quantità che la qualità.

È più facile dire "questo post ha generato 1000 visite" piuttosto che "questo post ha fatto riflettere profondamente 10 persone".

È più semplice mostrare un grafico con una linea che sale che spiegare il valore di una conversazione significativa con un lettore.

Ma questa ossessione per i numeri sta creando uno spazio web saturo di contenuti vuoti, articoli scritti per gli algoritmi invece che per le persone, ebook che sono poco più che brochure gonfiate con parole di riempimento.

La rivoluzione silenziosa del content marketing

Ecco la verità: siamo in mezzo a una rivoluzione silenziosa nel content marketing. Una rivoluzione dove:

  • L’autenticità batte la popolarità
  • La qualità supera la quantità.
  • L'engagement genuino vale più dei lead.

Questa rivoluzione è guidata da creator e marketer che hanno il coraggio di dire "no" alla mediocrità, che scelgono di creare contenuti significativi anche quando i numeri immediati potrebbero non essere impressionanti quanto quelli del clickbait.

Come sapere se stai facendo un buon lavoro?

Vuoi sapere se i tuoi contenuti stanno davvero funzionando? Fatti queste domande:

  1. Le persone interagiscono spontaneamente con i tuoi contenuti, senza che tu debba spingerli a farlo?
  2. Qualcuno ha condiviso il tuo contenuto aggiungendo un commento personale che dimostra quanto il messaggio li abbia colpiti?
  3. Ricevi feedback che vanno oltre il semplice "bello"? Feedback che mostrano che le persone hanno davvero pensato a quello che hai scritto?
  4. Il tuo contenuto genera conversazioni reali, non solo metriche?

Se la risposta è sì, stai creando qualcosa che conta davvero. Stai contribuendo a rendere l’ecosistema online un posto migliore, non solo più rumoroso.

Il futuro appartiene ai ribelli

Come content creator, ho scelto di essere una ribelle. Di creare contenuti che potrebbero non scalare perfettamente, che potrebbero non generare migliaia di lead al mese, ma che fanno la differenza per le persone che li leggono, per il cliente che si ritrova contatti qualificati e “caldi”. Pochi ma buoni.

Non mi interessa essere la più virale, mi interessa essere utile.

Non voglio essere la più condivisa, voglio essere ricordata.

Non cerco di raggiungere tutti, cerco di raggiungere le persone giuste con contenuti che possano davvero fare la differenza nelle loro vite o nel loro lavoro.

Perché alla fine, il marketing dei contenuti non riguarda i numeri che puoi mettere in una presentazione PowerPoint. Riguarda le connessioni che crei, le menti che stimoli, i cuori che tocchi.

Riguarda l'impatto reale che hai sulle persone reali.

E questo, amici miei, non si può misurare in una dashboard. Ma si può sentire in ogni commento riflessivo e pertinente, in ogni email di ringraziamento, in ogni conversazione significativa che i tuoi contenuti generano.

È tempo di smettere di inseguire i numeri e iniziare a creare contenuti che contano davvero.

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